Rapporti tra ebanisteria marchigiana e lombarda in epoca neoclassica

di Andrea Bardelli

Questa riflessione nasce dalla comparsa sul mercato antiquario di un secretaire presentato come di provenienza dall’Italia centrale da un antiquario di Città di Castello (Pg) [Figure 1 e 1a].

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Figure 1 e 1a. Secretaire neoclassico intarsiato, Marche (?), mercato antiquario (ivi definito Italia centrale).

A chi segue Antiqua e soprattutto gli articoli sul mobile neoclassico lombardo, non sarà sfuggita la stretta attinenza con alcuni mobili di provenienza lombarda.
A titolo puramente esemplificativo, mostriamo un comodino che riteniamo riferibile a un ebanista prossimo a Giovanni Maffezzoli, per ora anonimo [Figura 2].

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Figura 2. Artefice prossimo a Maffezzoli, comodino neoclassico intarsiato, collezione privata, pubblicato in Giuseppe Maggiolini. Ebanista, Cosmit s.d., p. 14 (ivi attribuiti alla Bottega Maggiolini).

Si notino i decori di tipo floreale e, soprattutto, il pannello ottagonale intarsiato con scene architettoniche. A ulteriore conferma, è sorprendente trovare lo stesso pannello intarsiato sul secretaire di Figura 1 sul piano di una toelette, già attribuita a Maffezzoli, ma secondo noi facente però parte del corpus dell’ignoto artefice di cui sopra [Figura 3, nota 1].

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Figura 3. Artefice prossimo a Maffezzoli, toelette neoclassica intarsiata, Semenzato 11 novembre 1991 n. 55 (ivi attribuita a Giovanni Maffezzoli).

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Figure 1c e 3a. Confronto tra l’intarsio al centro dell’anta ribaltabile del secretaire di Figura 1 e un particolare del piano della toilette di Figura 3.

Non ce la sentiamo di annettere d’ufficio il secretaire di Figura 1 al catalogo dell’artefice prossimo a Maffezzoli, bollando come “svista” la sua attribuzione all’Italia centrale, sia perché si suppone che l’antiquario conosca i mobili umbro-marchigiani, sia perché gli indizi di “presenza lombarde” nell’ebanisteria centro-italiana non si fermano qui.
Si veda, ad esempio, una ribalta in massello di noce, decorata da un pregevole intarsio di spartiti e strumenti musicali [Figura 4 e 4a].

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Figure 4 e 4a. Cassettone a ribalta neoclassico, Marche (?), mercato antiquario (ivi definita Italia centrale).

Si può discutere se la ribalta sia marchigiana in senso stretto oppure prodotta in una zona verso l’Emilia (dal momento che gli interni sono in pioppo), ma sicuramente il modello non è lombardo per quel piccolo davanzale tra snodo del piano ribaltabile e cassetti, su cui il piano stesso poggia quando la ribalta è aperta.
Ciò che invece appartiene al lessico lombardo, anche se in via non esclusiva, è il trofeo con strumenti e spartiti musicali (nota 2).
Se ne trovano diversi nel fondo dei disegni appartenuti alla bottega di Giuseppe Maggiolini [Figura 5, nota 3], nonché intarsiati su vari esemplari riferiti ad altre botteghe (nota 4).

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Figura 5. Giuseppe Levati, Trofeo musicale, 1804 circa, matita, penna e acquerello seppia su carta, cm. 27,9 x 42,3, Milano, Castello Sforzesco, Fondo Maggiolini C 203.

Un altro importante riscontro è documentabile solo in parte. Si tratta dell’immagine di un intarsio, archiviata con un appunto che la collega alla città di Amandola (Ap), ma di cui, purtroppo, non è possibile precisare la fonte e il contesto [Figura 6].

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Figura 6. Intarsio, Amendola (Ap), fonte e ubicazione ignota.

Questo particolare intarsio è liberamente tratto da un disegno anch’esso appartenete al Fondo Maggiolini [Figura 7].

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Figura 5. Vaso dall’antico, matita, penna e acquerello seppia su carta, cm. 15,5 x 15,5, Milano, Castello Sforzesco, Fondo Maggiolini A 295.

Esso è impiegato in una scrivania eseguita da Giuseppe Maggiolini [Figura 8], ma anche, con qualche arricchimento, in un bel cassettone transitato sul mercato antiquario [Figure 9 e 9a].

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Figura 8. Giuseppe Maggiolini, scrivania neoclassica intarsiata, Milano, (già) Palazzo Marino, ufficio del sindaco.

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Figure 9. Cassettone neoclassico intarsiato, Lombardia, mercato antiquario.

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Figura 9a. Particolare del cassettone d Figura 9.

Quest’ultimo mobile appartiene a un corpus che è stato possibile ricostruire, senza però averne ancora individuato l’artefice (nota 5).

Abbiamo cercato di reperire in letteratura alcune tracce degli influssi lombardi sull’ebanisteria marchigiana e umbra in epoca neoclassica, ma senza trovare riscontri (nota 6).
Nel volume citato nella nota 6, la Trionfi Honorati pubblica un interessante cassettone intarsiato in collezione privata ad Ascoli Piceno attribuendolo a bottega marchigiana e definendolo significativamente “Tipo provinciale del genere Maggiolini” [Figura 10]. Non avremmo grossi dubbi a confermare che si tratti di un mobile marchigiano, comunque non lombardo, sebbene gli influssi lombardi siano evidenti, oltre che espressamente dichiarati dall’autrice.

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Figura 10. Cassettone neoclassico intarsiato, Marche, Ascoli Piceno, collezione privata (Trionfi Honorati 1971, p.141 n. 207).

Semmai, a dimostrazione di come sia talvolta difficile trattare un confine tra mobili lombardi e mobili di altre regioni che ne subiscono l’influenza, mostriamo una scrivania che metteremmo in relazione con il mobile di Figura 10, per la quale era stata a suo tempo ipotizzata un’origine lombarda [Figura 11, nota 7].

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Figura 11. Scrivania neoclassica intarsiata, Marche (?), Napoli, Palazzo Reale.

Un altro esempio è fornito da un cassettone a ribalta pubblicato nel 1970 da Armando Gheladini nel 1970 con un’attribuzione alla bottega Maggiolini [Figura 12].

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Figura 12.  Figure 4 e 4a. Cassettone a ribalta neoclassico, Marche (?), Roma, collezione privata (A. Gheladini, Il mobile italiano dal Medioevo all’Ottocento, Bramante, Milano 1970 n. 147).

Non solo il mobile non è di Maggiolini e bottega, ma non è neanche lombardo. Potrebbe essere proprio marchigiano, come denota sia il davanzale “a mensola” già riscontrato a proposito della ribalta di Figura 4, sia un certo gusto pittorico che troviamo nei mobili dipinti della regione (vedi ancora nota 6). Decori simile per caratteristiche e disposizione si rilevano anche in alcuni mobili neoclassici della vicina Romagna (nota 8).
Per confronto, mostriamo una scatola porta posate pubblicata dalla Trionfi Honorati nel volume citato nella nota 6, la cui provenienza marchigiana sarà stata sicuramente suffragata dallo stemma nobiliare (che non ci è stato possibile identificare) [Figura 13]. I piedi sono stati probabilmente aggiusti posteriormente, mentre, se originali, spostano la datazione dell’oggetto al 1830 circa. Sullo spigolo, si può notare la cascata vegetale su fondo chiaro che rivediamo sulle lesene e sulla fronte della ribalta di Figura 12 (nota 9).

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Figura 13. Cassetta porta posate neoclassica intarsiate, Marche, Fermo, collezione Falconi (Trionfi Onorati 1971, p.142 n. 210).

Ancora più sorprendente è il confronto tra una scrivania firmata da un artefice ternano e alcuni mobili lombardi. Parliamo della scrivania firmata Alessandro Sabbatini di Terni di cui ci siamo già occupati datandola agli anni Trenta dell’Ottocento [Figura 14, nota 10].

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Figura 14. Alessandro Sabbatini, scrivania intarsiata, Terni, 1830 circa, cm. 81 x 150 x 74,5, Pesaro, collezione privata.

Innanzi tutto, notiamo che le due arpie evidenziate nel cerchio verde ricordano le sfingi intarsiate sulla fronte del cassettone di Figura 9, anche se le prime si danno le terga, mentre le seconde si affrontano ai lati del decoro di Figura 9a (nota 11).
Sul piano della stessa scrivania si affrontano similmente due draghi, ai lati di una conchiglia e, al centro del bordo che abbiamo evidenziato con un cerchio celeste, si vedono due leonesse che, a loro volta, si affrontano con al centro un tralcio fiorito [Figura 14a].

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Figura 14a. Particolare del piano della scrivania intarsiata di Figura 14.

Troviamo un decoro assai simile, che abbiamo riquadrato in celeste, sul primo cassetto di un cassettone [Figura 15] che … appartiene allo stesso corpus del mobile di Figura 9!!!

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Figure 15. Cassettone neoclassico intarsiato, Lombardia, collezione privata.

Diciamo subito che Alessandro Sabbatini da Terni non è l’artefice dei mobili classificati nell’ambito della cosiddetta “Bottega dell’animale fantastico”, che sono e restano lombardi di fine Settecento, mentre per la scrivania confermiamo una datazione al 1830 circa.
Possiamo però pensare che Sabbatini abbia visto qualche mobile lombardo e, come lui, anche gli altri artefici dei mobili marchigiani che “hanno qualcosa” del Maggiolini e dei suoi epigoni.
Abbiamo provato, come si dice, a scavare nella storia.
Si è pensato inizialmente che qualche influsso fosse giunto al seguito dell’esercito napoleonico, nel quale militavano molti lombardi del ceto medio alto, che conquistò le Marche nel 1796, anche se alle operazioni militari partecipò la Legione Cispadana che era composta prevalentemente da emiliani.
Non è stato possibile approfondire la questione, ma abbiamo trovato un’informazione interessante in un lavoro di Renzo Paci intitolato Economia e società nelle Marche a fine Settecento (pubblicato in rete) in cui si parla di un’opera di modernizzazione dello Stato Pontificio – di cui le Marche facevano parte – operata nel 1775 con l’ascesa al soglio papale di Pio VI. In particolare, di dice che il pontefice poteva contare “…, anche nelle Marche, sul sostegno di molti <<gentiluomini colti>> che hanno viaggiato in Toscana e in Lombardia e conoscono quanto hanno fatto i sovrani riformatori in Italia e all’estero” (nota 12).
È quindi possibile, per concludere, che alcuni emissari marchigiani del pontefice siano entrati in contatto con una delle realtà artigianali lombarde allora più in voga – quella del mobilio neoclassico intarsiato – e l’abbiano importata nella loro terra d’origine.

NOTE

[1] Nell’articolo Francesco Squinzi, intarsiatore di inizio Ottocento cercasi (maggio 2023) [Leggi ] si avanzava assai arditamente, certo precocemente, l’ipotesi che l’artefice prossimo a Maffezzoli fosse Michele Luchetti.

[2] Abbiamo interpellato il musicista e studioso Massimiliano Broglia, che ringraziamo, per verificare la possibilità di riconoscere il brano musicale nello spartito di Figura 4a; risulta che l’intarsiatore ha copiato abbastanza fedelmente un vero spartito, ma non è stato possibile identificare alcuna melodia nota.

[3] Il fondo dei disegni della Bottega Maggiolini, conservato presso il Gabinetto dei Disegni presso il Castello Sforzesco di Milano è consultabile on line per un totale di oltre 1600 immagini e altrettante schede [https://graficheincomune.comune.milano.it/graficheincomune/risultatoricerca.aspx?appIndex=7951&mode=0&openDetailMode=0 ].

[4] Si veda, ad esempio, una famiglia di secretaire contraddistinti proprio da questo tipo di decoro [Leggi].

[5] Questa bottega è stata del tutto convenzionalmente denominata “Bottega dell’animale fantastico” per la presenza di coppie di animali alati, intarsiati sul primo cassetto di numerosi esemplari.

[6] Abbiamo consultato i seguenti volumi: MaddalenaTrionfi Honorati, Il mobile marchigiano, Gorlich, Milano 1971 (ristampa De Agostani, Novara 1997); Giuseppe Cantelli, Il mobile umbro, Gorlich, Milano 1973 (ristampa De Agostini, Novara 1997); Antonia Fuccella, Mobili umbri, Editrice La Rocca, Marsciano (Pg) 2005. Si tenga conto che la tipica produzione umbro-marchigiana è costituita da mobili dipinti del genere di quello qui illustrato [Figura A].

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Figura A. Cassettone neoclassico dipinto, Marche, Semenzato luglio 2004 n. 35 (proposto con due comodini en suite).

[7] Ne abbiamo già parlato nell’articolo Francesco Abbiati, ebanista neoclassico. Proposta di un catalogo aggiornato (dicembre 2021) [Leggi], mostrandone l’immagine (ivi Figura A), tra i mobili attribuiti con notevoli margini di dubbio a Francesco Abbiati da Alvar Gonzales Palacios, il quale però ne riferisce come di un mobile “… di quel gusto lombardo che si associa al Maggiolini” (Gonzales Palacios Il gusto dei principi, Longanesi, Milano 1983, f. 645-646).

[8] In proposito, si rimanda all’articolo Cassettoni neoclassici romagnoli e l’ebanista che si firma “MRACH” (dicembre 2022) [Leggi ].

[9] Queta particolare decorazione viene utilizzata nella produzione del sopra menzionato Giovanni Maffezzoli. Ne vediamo un esempio nell’articolo citato nella nota 1 (ivi, Figura 2).

[10] Si rimanda all’articolo Scrivania intarsiata firmata Alessandro Sabbatini, Terni (10.4.2006) [Scrivania intarsiata firmata Alessandro Sabbatini, Terni – Antiqua nuova serie].

[11] Due sfingi orientate come le arpie della scrivania di Figura 14, compaiono sulla facciata esterna del piano ribaltabile di un secretaire, avvicinato alla bottega lombarda dei Cassina, le cui ante nella parte inferiore, decorate con mazzi fioriti, ricordano quelle del secretaire di Figura 1 da cui siamo partiti [Figura B].

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Figura B. Secretaire neoclassico intarsiato, Lombardia, mercato antiquario.

Vedi l’articolo Un gruppo di mobili neoclassici lombardi e alcune similitudini con un tavolo firmato dai fratelli Cassina (luglio 2021) [Leggi].

[12] L’articolo è stato pubblicato su Proposte e Ricerche (Edizioni Università di Macerata) n. 47 del 2021, pp. 22-44; la frase trascritta parzialmente è a p. 33 e nella nota 86 si fa riferimento al seguente testo: D. Fioretti, Lumi e tradizione nelle Marche del Settecento, in D. Poli (a cira di), Il Piceno antico e il Settecento nella cultura di Giuseppe Colucci, Roma 1998, pp. 17-34.

Ottobre 2023

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